┼ Missa Est ┼
28.10.04
Homo Cordis (scultoreo)
Non è un lavoro simmetrico e sbava le pieghe fra la carne
Sicuramente l'armadietto per inginocchiarsi lascia spazio
All'immaginazione nella biblioteca con gli occhi in comune
L'armadietto per i grattacieli l'avviso di promiscuità
Che non ricorda gl'infiniti ragazzi buttati da una finestra
Rotta con la rabbia e scavalcata con amore più grande
Era solo io questo che si chiamano l'amore
E ques'io t nulla a fare che tutti i compagni dati dispersi
le gonadi scansite a profondità di colore che accentua lesioni
Se mi trovi quando significa che hai cercato - e eccellenza
da dove eccelle o per cosa in due spazi di riga fra 2 suoni resi (restituiti)
entrambi di vitale impotenza, curiosità del lasciare scorrere la fune escoriante
del passare goccia su pietra dell'oscurità di spazio e tempo che cercandosi
per colpa di questo esprimono e traducono - nelle sere di me che con la identica
Rabbia pronto a Amore più grande senza Complicità più necessaria nel proseguire
_ Coscienza
Mi preservo e questo si chiamano d'amore (in ore)
A fuggire le siepi che abbondano l'infinitaàabbondanza
Che è un piacere celarla -
E questo dono-cuore
, sacro nel fuggire
10.10.04
Lavanda Cordis
Difficile anche sorridere quando è come se manchi
Da giorni i più dolorosi nel mio letto che non hai mai
Diviso come due vermi con me, per toccarci meglio
Ci sono sul tavolo tutti i fili con i diversi attacchi
Ogni solco un incisore comprese le fibre di vetro
Che portano la luce di due posti l’uno indifferente
Deboli mani stamattina a chiederti scusa ed a volerne
Occhi come un compasso di carbone spento dall’acqua
Sogno ogni notte la vergogna dipinta a tinte avvelenate
Sogno sul tavolo come fili dai diversi congiuntivi
E lo strumento musicale con un piede nella custodia
Manca dalle dita come la voglia dai due seni
Tutto perso a se stesso questo che si tocca in fronte
Mi lascio a marcire come la particola sul palato
Forse le dita un giorno ancora avranno modo.
8.10.04
Liana Cordis
scritto in treno dopo tanto tempo
Sarebbe inaudito trovarsi felici con tutto questo tempo
E queste lamiere giocate per le bambole di cui le ciglia
Calando preparano amore e tramonto secondo gravità
Portatemi in fili sottili la canapa indiana
Per giostrare il duro crocicchio nelle dita
E portate la mia burattina preferita tutta bianca
Nella oscurità
Preferita, la mia principessa dei fili che posso toccare
E trarre a me finalmente, ma tutti questi piedi nudi
Lasciati ad eccitarsi soli o bambina
Che mentre si cade basta le labbra tremino un poco
E s’inizia ad avvitarsi nell’uno l’altra fra l’aria
Vedo di notte tutte queste ginocchia lasciate sole
A sciogliersi
Poi le spugne appena raccolte dalle rocce sciacquate
Rinfrescanti sulle zone sottili arrossate che pizzicano
E prendimi cura, sai
Mi sento la tua statua e fammi bella stamani
Con le dita musiciste lasciami un aspetto fresco e pulito
Che di sole bacia e penetra rilucendo
Oppure la mezzanotte epilogo di tutto intoccabile e bianco
Spinto dentro venga dentro fino a sudare dentro
Compianta regina del seme sparso
Ora ti nasconde il sorriso dai bellissimi denti
Anche la statua che sorride nel sapore e nella moviola
Che la bocca altro non poteva che sterilizzarsi
O mutar di sorriso
Nessuno, su, stupirà di vedersi appese le tue rosee
Del volto che baciano - labbra
Spezzate ed il tuo colore rosso vivo
Riverso
Nell’ostinata consumazione
Di un
Godere reperto